Il "metodo Agazziano"

La nostra scuola dell’infanzia segue l’orientamento di due importanti pedagogiste insegnanti vissute in una famiglia di modeste condizioni economiche, di profonda sensibilità religiosa e di tradizioni patriottiche, originarie di Volongo (paese in provincia di Cremona): Rosa (1866-1951) e Carolina (1870-1945) Agazzi, conosciute come Sorelle Agazzi, insignite di diverse onorificenze come benemerite della scuola.
La loro opera si colloca in un periodo storico contrassegnato da innovazioni in ambito economico, sociale, culturale ed educativo del giovane Regno d’Italia e il loro modello educativo è incentrato sull’infanzia.
Il bambino viene considerato innanzitutto una persona da rispettare e scoprire nelle sue diverse dimensioni reali, il loro metodo viene sperimentato nella scuola materna (termine introdotto proprio da loro) di Mompiano (un quartiere del Comune di Brescia) nel 1895 e il Consiglio provinciale scolastico di Brescia nel 1902 la dichiara “asilo infantile rurale modello”, a poco a poco l’esperienza agazziana valica i confini bresciani e si diffonde soprattutto nel nord Italia.

Partendo dalla concezione che “il bambino è un germe vitale che aspira al suo intero sviluppo” (R. Agazzi, Guida per le educatrici dell’infanzia, la Scuola) le sorelle Agazzi ritengono che l’educatrice debba osservare e fare leva sulle forze naturali del bambino adattando il proprio intervento sulla base delle sue esigenze e della situazione. Viene ribadita la centralità del bambino con le sue caratteristiche di spontaneità e giocosità, che deve poter esprimere liberamente in un ambiente familiare (quale quello della scuola “materna”) organizzato come una piccola casa, ordinato, spazioso, luminoso, pulito, sereno, dove ci si vuole bene e si sperimenta il reciproco aiuto.

Il bambino apprende e sviluppa la sua personalità attraverso esercizi di vita pratica, basati sull’esperienza diretta e svolgendo attività domestiche (ad esempio: lavare, pulire, riordinare, apparecchiare…) in un luogo dove si ha cura di sistemare i diversi oggetti contrassegnandone la tipologia in cesti, cassetti, cassapanche, e praticando esercizi di giardinaggio o allevamento di animali domestici durante i quali si curano il dialogo ed il senso di responsabilità mettendo anche in relazione i bambini più grandicelli con quelli più piccoli in attività di cooperazione.
Non vengono usati libri, lavagne, materiali scolastici ma materiali di uso comune, chiamati “cianfrusaglie” (bottoni, spaghi, corde, sassolini, chiodi, semi di frutta, sacchetti di carta, tutto ciò che si trova o che si può fabbricare, come borsette, cestini, forme ritagliate di vari materiali…) e su questi materiali si fanno interessanti osservazioni, vengono contrassegnati e classificati (per forma, materiale, grandezza, colore …) e poi raccolti e consegnati a ciascuno. Anche la conversazione e l’acquisizione della lingua vengono fatte come gioco durante l’esperienza diretta, partendo dal presupposto che “la lingua s’impara ascoltando, parlando e osservando».
Molto importanza vengono dati al canto accompagnato dai movimenti liberi del corpo (no alle marce) ritenuto utile per consolidare la memoria e alla recitazione che sono mezzi di libera espressione del bambino attraverso i quali sperimenta l’armonia e la bellezza.

Pertanto, facendo tesoro anche delle teorie ed esperienze di importanti precursori della pedagogia moderna le sorelle Agazzi hanno fatto conoscere il loro metodo attraverso diversi scritti e corsi di formazione ed aggiornamento per insegnanti, oggi ci lasciano in eredità significativi insegnamenti d’indiscussa attualità.

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